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Vendita diretta: un’importante integrazione al reddito, ma rispettare le regole

La difficoltà a fare reddito per i prezzi troppo bassi e la mancanza di liquidità hanno spinto molte aziende agricole, in particolare a vocazione ortofrutticola, a destinare una parte dei loro prodotti alla vendita diretta in azienda o durante i mercati contadini. Una modalità, spiega Cia-Agricoltori Italiani Imola, cresciuta in maniera significativa e che quest’anno ha raggiunto un picco a causa dell’emergenza sanitaria, con un aumento del 5% delle aziende che hanno scelto di vendere direttamente i loro prodotti. Siamo passati, secondo i dati forniti da Ismea, a un 17% del 2019 a un 21,7% del 2020, con un fatturato stimato di 6,5 miliardi di euro. Quale valore ha, dunque, il rapporto diretto con il consumatore? Ce ne parla Alessandra Gentilini, produttrice imolese associata Cia.

“Ho scelto di vendere direttamente una parte dei miei prodotti, frutta, orticole e prodotti trasformati in azienda, perché negli ultimi dieci anni c’è stato un calo costante dei prezzi pagati alla produzione, una situazione di mercato che non premia il primo anello delle filiere e lascia spesso gli agricoltori senza reddito. Un altro motivo che mi spinge a partecipare ai mercati contadini è sicuramente l’immediata liquidità che mi consente di pianificare l’annata successiva e di reinvestire Conferire tutto il prodotto a una cooperativa o una organizzazione di produttori, significa essere pagati dopo un anno, quindi ho scelto una diversificazione degli sbocchi commerciali. Inoltre – continua la Gentilini – trovo soddisfazione dal rapporto diretto con il consumatore, che si fida della freschezza e della genuinità dei tuoi prodotti e del modo in cui li produci. Si tratta di una questione di valore, quel valore che troppo spesso non viene riconosciuto dai mercati alla nostra frutta e verdura di qualità.”

Per Giordano Zambrini, presidente di Cia Imola, la vendita diretta è un sistema commerciale valido e fondamentale, che però deve seguire regole ben precise.

“La nostra priorità – spiega il presidente dell’associazione – è tutelare chi fa vendita diretta seguendo le regole, una su tutte, quella della prevalenza. Significa che un produttore deve vendere principalmente quello che produce in azienda anche se può, per dare un minimo di diversificazione, acquistare da altre aziende quello che non ha a disposizione. Voglio però ribadire che noi siamo per mantenere il più possibile la stagionalità e territorialità dei prodotti, perché gli agricoltori che vendono direttamente non sono come i commercianti dei mercati tradizionali: semplicemente non possono vendere tutto. Inoltre è essenziale che le autorità preposte valutino con attenzione l’assegnazione degli spazi, controllando con più attenzione cosa si vende nei mercati contadini, anche a tutela del consumatore che deve poter andare ad acquistare con la certezza di trovare prodotti freschi e a filiera cortissima”.

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