Comunicazione ai soci – Alluvione 2023

Stiamo tutti attraversando un momento particolarmente difficile, data la solidarietà manifestata da
colleghi di altri territori non colpiti dall’alluvione, Cia Romagna ha attivato un indirizzo mail:
aiutoalluvione@cia.it
A questo indirizzo potete inviare tutte le richieste di necessità che potete riscontrare (beni,
manodopera, attrezzature ect..) e le offerte. Provvederemo ad incrociare domanda e offerta per
provare a darvi una mano concreta in questa emergenza.
Nella richiesta vi chiediamo di specificare:

  • Nome
  • Cognome
  • Contatto cellulare
  • Comune
    Inoltre al fine di rendere più immediata la tua segnalazione preventiva dei danni causati dall’alluvione,
    abbiamo creato un modulo on line di segnalazione che potrete compilare direttamente. Trovate il
    modulo a questo link
    Si tratta di una prima raccolta dei danni subiti, che riporteremo nelle sedi opportune per richiedere
    misure di sostegno adeguate e che ci aiuterà nel gestire al meglio le procedure di richiesta danni
    appena riceveremo indicazioni.
    I nostri uffici sono a disposizione per ogni eventuale chiarimento necessario, vi potete rivolgere al
    vostro responsabile territoriale.

Nota biosicurezza settore suinicolo

Con nota del 10 maggio 2023, il Ministero della Salute ha informato che il prossimo 26 luglio 2023 scadono i termini per adeguare gli stabilimenti che detengono suini alle misure di biosicurezza strutturali e gestionali previste dall’Allegato del Decreto 28 giugno 2022. Gli operatori che non rispetteranno le disposizioni del Decreto potranno incorrere in provvedimenti sanzionatori. La nota precisa che, per quanto riguarda gli stabilimenti siti all’interno di zone di restrizione per PSA, l’eventuale proseguimento o ripresa dell’attività, anche se limitata all’interno della zona di stessa di restrizione, è subordinata al rispetto delle misure di biosicurezza rafforzate dell’allegato III del Regolamento (UE) 2023/594.

Viticoltura tra problematiche e prospettive future

Flavescenza dorata: le proposte di Cia e le opportunità della ricerca

Molto partecipata la serata organizzata da Cia Romagna il 13 aprile a Lugo (Ra), dedicata alla viticoltura. Il presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi e Stefano Folli, presidente del Consiglio Territoriale di Cia Romagna della zona Bassa Romagna, hanno messo in evidenza la vocazione vitivinicola del territorio e le sfide in essere. Gli interventi successivi hanno approfondito le problematiche legate alla presenza della flavescenza dorata, ma anche le prospettive future se guidatida scienza e ricerca in un lavoro che può essere solo di squadra. Con una consapevolezza: la riduzione importante di fitofarmaci può realizzarsi con la costituzione di varietà più resistenti a fitopatologie e cambiamenti climatici, con meno necessità in termini di acqua, fertilizzanti e fitofarmaci. Niente di diverso da quello che si è fatto per secoli, perché quello che si coltiva è il risultato della selezione umana, ma con strumentazioni e metodi di ricerca innovativi e all’avanguardia. Ricerca, sperimentazione e innovazione genetica (non si tratta di Ogm) sono la strada per garantire la produzione in un’ottica di “sostenibilità completa”: ambientale, sociale, umana ed economica.

L’attenzione di Cia sull’andamento della flavescenza dorata è stata sempre elevata e lo ha messo in evidenza anche Alberto Notari, vicepresidente di Cia Emilia-Romagna, a conclusione dei lavori. L’azione sindacale svolta a tutti i livelli dell’Organizzazione ha portato, nel settembre 2022, all’istituzione di una cabina di regia regionale per la grave situazione che interessa numerose imprese in Emilia-Romagna. Le richieste di Cia alle istituzioni riguardano l’aspetto normativo, quello delle molecole e quello economico. Sul piano normativo si è raggiunto un aumento delle tempistiche dei diritti di reimpianto a 6 anni e una riduzione dell’impegno Ocm da 10 a 5 anni. Dal punto di vista scientifico il Masaf, su spinta della associazioni di categoria, ha chiesto al Ministero della Salute di poter impiegare, in via del tutto eccezionale, alcune molecole non più utilizzabili (Clorpirofos e Thiamethoxan) uniche ad aver effetto sullo Scafoideo che è il vettore della malattia. La risposta però non è ad oggi pervenuta. La Legge finanziaria 2023 ha previsto un fondo di 1,5 milioni di euro per il 2023 e 2 milioni di euro per il 2024 a ristoro delle imprese agricole colpite da flavescenza dorata della vite. Inoltre, data la gravità della situazione è stato richiesto ad enti pubblici e privati di intervenire anche sulle viti americane presenti su aree non agricole.

Per contrastare la grave malattia sono fondamentali l’informazione e la sensibilizzazione dei produttori e non solo; conoscerne e riconoscerne i sintomi; mettere in pratica le indicazioni per la lotta obbligatoria, compreso l’estirpo immediato delle piante infette; “fare le cose assieme”: pena la scomparsa dei vigneti con tutto quello che ne conseguirebbe per le aziende agricole, la filiera e l’indotto, per un comparto che rappresenta uno dei petali importanti del fiore all’occhiello agroalimentare del made in Italy.

Di questo hanno parlato Daniele Rossi, responsabile agronomico Cantina dei Colli RomagnoliTerre Cevico e Alberto Notari. Marco Nannetti, presidente di Terre Cevico, ha illustrato il nuovo consorzio Vitires (di cui è presidente). Misirocchi ha sottolineato l’apprezzamento di Cia per questo consorzio che unisce diverse componenti del mondo cooperativo per un interesse comunela ricerca – e rappresenta il 70% della produzione regionale e l’11% di quella nazionale.

Giovanni Nigro, responsabile filiera vitivinicola di Ri.Nova, braccio operativo di Vitires, ha presentato il percorso scientifico e tecnico del prezioso lavoro sulla ricerca di nuove varietà tolleranti a diverse patologie e criticità ambientali che a breve potranno essere coltivate in Emilia-Romagna. I risultati sono ottimi. “Questo comporterà la possibilità di avere un’ulteriore riduzione dell’impatto ambientale nella coltivazione della vite – precisa il presidente Misirocchi – confermando quanto sostiene da tempo Cia, ovvero che verso un futuro green si arriva passando dalla scienza”.

Ulteriori modifiche in tema cessione crediti bonus edilizi

In corso di approvazione la Legge di Conversione del DL 11/2023 che ha bloccato improvvisamente la possibilità di cessione/sconto in fattura dei crediti di imposta maturati a seguito di interventi edilizi. Il decreto sopra citato ha eliminato la possibilità di cedere (o applicare lo sconto in fattura) i crediti per gli interventi i cui lavori non fossero inizianti prima della data di entrata in vigore del decreto ovvero prima del 17/2/2023.
Di conseguenza tutti coloro che non avevano iniziato i lavori (anche relativamente a interventi minori) prima di tale data si sono trovati spiazzati e nell’impossibilità di cedere il credito anche qualora, pur non essendo ancora iniziati i lavori, avessero stipulato dei contratti o addirittura pagato acconti.
A seguito della conversione del DL 11/2023 diversi sono stati gli emendamenti alla legge di conversione che dovrebbe essere definitivamente approvata nei prossimi giorni senza sorprese. Ovviamente, si ripete, le misure sotto indicate potrebbero subire delle modifiche anche se, si ritiene, tale eventualità pare remota.
In sintesi le modifiche apportate dalla legge di conversione.

Decreto bollette: proroga termini tregua fiscale e crediti di imposta

Pubblicato recentemente il cd. “Decreto Bollette” nel quale sono stati prorogati alcuni termini della cosidetta Tregua Fiscale (al momento, non è prevista alcuna modifica dei termini relativamente alla cosidetta rottamazione quater le cui tempistiche per l’adesione restano fissate al 30/04/2023) e sono state estese al secondo trimestre 2023 le agevolazioni già riconosciute per il 2022 / primo trimestre 2023 per energia elettrica e gas con percentuali più ridotte rispetto a quelle riconosciute per il primo trimestre 2023.

Di seguito maggiori informazioni.

Agricoltura nelle aree interne, impresa sempre più ardua

Fra burocrazia, costi certi e sempre più elevati, selvatici e mancanza di reddito stanno scomparendo attività storiche

Cia – Agricoltori Italiani da sempre sostiene la necessità di mantenere vive le attività del comparto agricolo nelle aree interne collinari e montane, per supportarne l’economia, conservare i servizi, contrastare lo spopolamento e contribuire alla tutela del territorio.

Si tratta di territori fragili con svantaggi di natura geografica o demografica, distanti dai servizi essenziali e troppo spesso abbandonati a loro stessi pur essendo ricchi di importanti risorse ambientali e culturali. Fonti ministeriali ci dicono che coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie del territorio nazionale, il 52% dei Comuni ed il 22% della popolazione.

Una delle prime necessità di queste zone è quella di potervi ancora abitare e lavorare, oppure tornare, anche a lavorare. La situazione però sembra complicarsi sempre di più. Le istituzioni interessate alla promozione, alla tutela della ricchezza del territorio e delle comunità locali, alla creazione di opportunità occupazionali – almeno per quanto riguarda l’agricoltura – sembrano andare in un’altra direzione. Leggi e burocrazia sembrano fatte per ostacolare il lavoro più che per sostenerlo e contenere quindi lo spopolamento. “In cinque anni la burocrazia è quintuplicata:  richiedeva un paio d’ore a settimana, ora servono due giorni sottraendo tempo alle operazioni nei campi o nelle stalle che vanno fatte quando serve, non se e quando si può. Le piccole aziende o verranno inglobate dalle grandi o chiuderanno”, afferma Matteo Cesarini, presidente del consiglio territoriale di Cia Novafeltria.

Per chi potrebbe suggerire l’assunzione di operai la risposta è che “i conti” non tornano. A problemi si aggiungono problemi, fino a uno degli ultimi, che si verifica da un paio d’anni e ora è peggiorato: le aziende non riescono a vendere nemmeno un cereale. A fronte delle continue notizie che passano nei mass media sulla carenza di grano, Matteo Cesarini, e come lui altri, il grano ce l’ha, ma non lo compra nessuno. “Siamo passati da venderlo a costi molto inferiori a quelli di produzione che si aggirano intorno a 36 euro al kg, a non riuscire a venderlo. Ho 400 quintali di grano tenero biologico in casa. I media dicono che il grano manca. Le industrie nemmeno rispondono alle nostre proposte di vendita”.

C’è disorientamento. Le parole di Cesarini – 37enne che da sempre lavora nell’azienda familiare a Pennabilli, alla quarta generazione, e da circa 15 ne è titolare e la conduce con il padre e lo zio – trasmettono scoramento: quello di chi in questi luoghi ha investito tutto per il proprio progetto di vita e di lavoro in agricoltura e ora, fra le difficoltà a vendere il prodotto, le spese (che aumentano), il peso della burocrazia, le frane, i selvatici, non sa più cosa inventare. La soluzione arriverà da sola, sostiene Matteo Cesarini, in maniera tanto cruda quanto efficace: “Faccio un esempio: servirebbero piccoli invasi per chi ha le stalle, ma in questa zona si risolverà da sola la questione dell’approvvigionamento idrico, perché di stalle ne saranno rimaste una decina, vanno scomparendo e così sparirà anche il problema”.

Le aziende agricole in Valmarecchia, come in tutta la collina romagnola, stanno chiudendo. Il problema non è solo degli agricoltori. “L’attività produttiva agricola viene considerata frequentemente in una prospettiva negativaafferma Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagnafatta male a prescindere. Siccome non è così, anzi è un’opportunità economica e di tutela del territorio, occorre uno sforzo culturale di sistema per andare oltre i preconcetti e per creare veramente quelle opportunità di vita e di sviluppo così necessarie per tutti”.

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